Dal rapporto elaborato dalla fondazione Migrantes emerge che sono 5 milioni gli italiani residenti all’estero, +3,3% in un anno. In aumento le partenze “di famiglia” e quelle di giovani sotto i 35 anni. Regno Unito ed Emirati Arabi le mete preferite.
Cresce in maniera esponenziale il numero di italiani che decidono di lasciare il Bel Paese. Sono soprattutto i giovani a partire in cerca di un futuro migliore, molti dei quali “trascinano” con sé le proprie famiglie. La fotografia dell’Italia che emigra è illustrata nel rapporto “Italiani nel mondo 2017” ad opera della Fondazione Migrantes della Cei, secondo il quale sono 5 milioni gli italiani che si sono trasferiti in Europa e nel mondo, con un aumento del 3,3% in un solo anno. A lasciare l’Italia sono soprattutto i giovani: nel 2016 sono stati 48.600, compresi nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, con un aumento del 23,3% rispetto al 2015.
L’8,2% dei nostri connazionali vive all’estero. 124 mila (+15,4%), si sono trasferiti lo scorso anno.
Analizziamo i dati nel dettaglio.
Fuga all’estero. Al 1° gennaio 2017, gli italiani residenti all’estero e iscritti all’Aire sono 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. Il 3,3 % in più rispetto al 2015. Sono partiti per 110 territori giungendo a 194 destinazioni. La Lombardia è la prima regione da cui si parte: si contano 23 mila espatriati. Seguono Veneto (11mila circa), Sicilia, Lazio e Piemonte.
Destinazioni. Più della metà dei cittadini italiani (2.684.325 milioni) risiede in Europa (54,0%), nell’Ue a 15 (1.984.461 milioni, il 39,9%). 2.010.984 milioni vivono in America (40,4%), soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). Seguono Oceania (147.930 mila residenti, il 3%), Africa (65.696, l’1,3%) e Asia (65.003, l’1,3%). I primi tre Paesi con le comunità più numerose sono l’Argentina (804.260), la Germania (723.846) e la Svizzera (606.578). Il Regno Unito, in valore assoluto, si distingue per la variazione più consistente (+27.602 iscrizioni nell’ultimo anno).
Le mete favorite. In primis il Regno Unito seguito da Germania, Svizzera, Francia, Stati Uniti e Spagna. Questi paesi assorbono, nel complesso, il 65% delle cancellazioni per l’estero (66.664 su 102.259 in termini assoluti). Esiste inoltre la nuove tendenza di migrare verso gli Emirati Arabi Uniti, con un aumento, tra il 2014 e il 2015, attorno al 20%. Tra i sette emirati i principali sono Abu Dhabi e Dubai.
Regioni da cui si parte. Resta la preponderanza (50,1%) dell’origine meridionale dei cittadini italiani iscritti all’Aire (Sud: 1.632.766 e Isole: 859.547, +47.262 rispetto ai 2.445.046 iscritti di origine meridionale nel 2016). Il 34,8% è di origine settentrionale (Nord-Ovest: 817.412 e Nord-Est: 806.613, +82.892 rispetto a 1.624.025 del totale Settentrione del 2016). Infine, il 15,6% è originario del Centro Italia (774.712, +32.620 rispetto al 2016).
Le regioni secondo le quali è più importante il flusso migratorio verso l’estero sono la Lombardia (20.389, pari al 19,9% del totale delle cancellazioni), la Sicilia (10.410, pari al 10,2%), il Veneto (9.499, pari al 9,3%), il Lazio (9.298, pari al 9,1%) e il Piemonte (7.767, pari al 7,6%). Le prime cinque province di cancellazione sono Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo da cui proviene circa il 25% delle migrazioni in uscita.
Mobilità all’interno del territorio italiano. L’Emilia Romagna risulta essere la regione più attrattiva, con un saldo pari a +2,3 per mille, seguita da Trentino-Alto Adige (+2 per mille) e Lombardia (+1,4 per mille).
Donne. Le donne che risiedono fuori dei confini nazionali sono 2.391.218, il 48,1% del totale a livello nazionale (quasi +79.000 unità rispetto al 2016). Le regioni italiane con il numero più consistente di donne sono, nell’ordine, la Sicilia (oltre 350 mila), la Campania (oltre 231 mila), il Lazio (oltre 215mila) e la Lombardia (oltre 213 mila).
Età. Crescono in valore assoluto i minori italiani all’estero 748.929 (15,1%); 1.109.533 hanno tra i 18 e i 34 anni (22,3%); la classe di età più numerosa (1.163.968) ha tra i 35 e i 49 anni, è cioè nel pieno dell’età lavorativa (23,4%); sotto al milione (946.901, il 19,0%) vi è chi ha tra i 50 e i 64 anni; poco più di 1 milione ha, infine, più di 65 anni (20,2%). Guardando i dati riferiti agli ultimi tre anni, gli aumenti più interessanti hanno riguardato soprattutto i giovani e i giovani adulti che hanno deciso di emigrare per ovviare alle difficoltà occupazionali e di realizzazione personale sofferte in Italia.
Fughe e desiderio di riscatto. Da gennaio a dicembre 2016 le iscrizioni all’Aire per solo espatrio sono state pari a 124.076 (+16.547 rispetto all’anno precedente, +15,4%), di cui il 55,5% (68.909) sono maschi. Il 62,4% sono celibi/nubili e il 31,4% coniugati/e. Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia ha tra i 18 e i 34 anni (precisamente 48.607 persone, oltre 9mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto ha tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%).
Migrazioni “di famiglia”. Spesso le partenze non sono individuali ma di “famiglia”, riferendosi sia al nucleo più ristretto, comprendente i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di 10 anni) sia la famiglia allargata, in cui i genitori, ormai over 65, accompagnano e sostengono il progetto migratorio dei propri figli (il 5,2% del totale). A questi si aggiunge il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, ossia i “disoccupati senza speranza”.
Titoli di studio. Il 27,9% di coloro che si trasferiscono all’estero è in possesso di un diploma di scuola superiore; in prevalenza si tratta di uomini (il 28,2% contro il 27,6% delle donne). La migrazione femminile è caratterizzata da uno svantaggio maggiore, in termini
di istruzione, al crescere dell’età: le ultrasessantacinquenni, nel 20% dei casi, sono prive di titolo di studio o in possesso della sola licenza elementare (il 14,4% per gli uomini).
Pensionati. Sono 380mila le pensioni pagate all’estero, il 2,2 % del totale. In aumento quelle quelle versate in America centrale e Asia, per effetto dei cittadini stranieri che, dopo aver lavorato in Italia, tornano a trascorrere la vecchiaia in patria.
Leave a Reply